Fides, dal latino, fiducia

Cos’è la fiducia e da dove proviene?
Il termine “fiducia” deriva dal latino “fides”, il quale si riferisce al riconoscimento dell’affidabilità di un’altra persona. Può riguardare diversi ambiti, in cui si trovano sempre coinvolti i sentimenti dell’animo umano: le relazioni amorose, il nucleo famigliare, le amicizie.
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Il passeggiar m’è dolce in questo parco

Ogni giorno, all’imbrunire, Ginevra si ritrovava a camminare in quell’antico parco. Dopo una giornata di lavoro faceva sempre quel percorso per tornare a casa. In quel periodo della stagione, una leggera nebbia si alzava dal fiume che scorreva lì vicino accompagnandola per tutta la lunghezza del sentiero sterrato. Era in città, ma ogni volta le sembrava di entrare in un altro mondo.
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Consigli di lettura: La verde sorpresa, a cura di Umberto Alberini, Franca Merluzzi e Giorgia Gemo

Ti è mai capitato di osservare ripetutamente una villa, un palazzo, una residenza maestosa chiusi al pubblico e di immaginare quali tesori artistici ed architettonici siano custoditi nel recinto delle mura invalicabili?
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Ad ogni passo tutto può cambiare

“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi”
(Italo Calvino)

Adoro camminare, lo faccio spesso, quasi ogni giorno e più lo faccio e più sento che mi manca nei giorni cui la frenesia non me ne dà il tempo. Il mio corpo ne ha bisogno, la mia anima non ne può fare a meno.
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Prendila con leggerezza!

“Chissà cos’avrà pensato!”. “E se non avesse capito quello che volevo dire?”. “Perché si è rivolto a me con quel tono? Cosa avrà voluto farmi intendere?”.
Alzi la mano chi spesso e volentieri si ritrova a fare questi pensieri durante o in seguito alle situazioni più disparate. Io alzo la mano, sgomito per farmi spazio e mi metto in prima fila fra “quelli che si fanno problemi per tutto”. Un’espressione per indicare coloro che vivono come se ogni cosa dovesse avere un peso definito e riconoscibile, preferibilmente grande.
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LA FELICITÀ HA LE RUGHE

Chissà cosa cercava Mauro Gottardo in quell’armadio in cui da giovane liceale scoprì la Yashica a rullino comprata da suo padre in Giappone nel 1988… da quella ricerca nacque la passione con cui immortala quotidianamente storie, sguardi ed esperienze da condividere per regalare un po’ di speranza.
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Consigli di lettura: La ragazza con le parole in tasca di Anna Dalton

Andrea e i suoi strampalati amici sono tornati! Secondo anno al Longjoy per loro e una nuova occasione di leggere le loro nuove vicissitudini. La storia riparte esattamente da dove l’avevamo lasciata. È estate e durante le vacanze estive ogni studente ha raggiunto la propria destinazione. Per Andrea non c’è altra possibilità che San Neri ed un lavoretto stagionale all’albergo del signor Tarallo, in modo da poter affrontare il nuovo anno a Venezia con qualche soldo da parte.
Da subito il lettore viene riportato alle atmosfere che lo avevano accompagnato nel romanzo precedente: prima San Neri con i suoi vecchietti, poi Joker con il suo fascino sfuggente e infine il Longjoy, Venezia, la laguna, i marmocchi del corso di inglese. Insomma, gli ingredienti ci sono di nuovo tutti, uniti ai nuovi arrivi nel college che si rivelano subito interessanti e capaci di dare una scossa all’equilibrio che il gruppo di amici aveva conquistato durante tutto l’anno precedente. Andrea è sempre più vicino al suo sogno. Il secondo anno al Longjoy College, una delle scuole di giornalismo più prestigiose al mondo, sta per iniziare e non riesce ancora a credere di aver avuto una simile opportunità. Eppure, quando varca la soglia dell’antico edificio lasciandosi alle spalle i canali, Andrea capisce che per lei sarà ancora più dura. Ma ora non è più sola ad affrontare la vita del college, perché è entrata a far parte di uno strambo gruppo di amici: la cinica Marilyn, il dolce Andre, l’irrefrenabile Uno e, soprattutto, il misterioso Joker, che l’ha conquistata al primo sguardo. La grande novità di quest’anno è, senza dubbio, l’arrivo di un nuovo studente: Zen che è la controparte maschile di Andrea, l’esatta metà con le stesse passioni.
In questo secondo capitolo troviamo sempre Venezia, magnifica e ancora più protagonista di questa storia. L’autrice ci regala, addirittura, una settimana a Burano, tra i suoi vicoli di case colorate, accompagnate dalle donne del posto e dai loro magnifici merletti. Un modo per far conoscere questa splendida isoletta della laguna e far venire voglia di andarci immediatamente.
Ormai l’empatia con tutti i personaggi è forte, in questo libro assisteremo alla loro crescita e all’evoluzione dei loro rapporti. Sicuramente chiuderete il libro con la curiosità di sapere come andrà a finire a questa strana combriccola e la tremenda voglia di tornare tra le stanze del Longjoy e sui vaporetti veneziani.
“Quando sei piccolo e ti senti diverso pensi che il mondo ti voglia schiacciare, e che tutte le persone accanto a te siano indifferenti. Ma a volte basta un solo volto amico a cambiare il corso degli eventi.”
Eleonora Brun

Mercury train

La linea Mercury prese il nome dal mitologico dio romano Mercurio, a cui era attribuito il compito di recapitare i messaggi.
Fu un’idea rivoluzionaria concepita negli anni ’30 e commissionata dalla New York Central Railroad per collegare velocemente alcune città del Midwest.
Il treno doveva essere: veloce, comodo, esclusivo e alla moda. Fu commissionato al designer Henry Dreyfuss, che si cimentò con non poche difficoltà nella sua realizzazione. Il designer accettò la sfida passando dall’oggettistica per la casa e le penne stilografiche, alla realizzazione di un treno che potesse coniugare l’estetica esterna a quella interna, l’aerodinamicità al confort.
Ne uscì un capolavoro di Art Decò. Il progetto fu quasi per essere abbandonato quando, sulla sua prima bozza, si fece il calcolo dei costi del nuovo treno che risultò insostenibile per la compagnia. Dreyfuss preso dallo sconforto fece un viaggio in treno e lì ebbe l’idea di convertire dei vecchi convogli nel nuovo treno, abbattendo di quasi i due terzi il suo costo.
Il successo fu immediato tanto che si aggiunsero nuove tratte targate Mercury. L’ultima venne abbandonata ben 30 anni dopo. Il nuovo treno caratterizzò la produzione industriale americana non solo nei trasporti, influenzando anche quello delle automobili caratterizzando un intero paese.
Tra le sue peculiarità vi era il concetto di unire la bellezza esterna con quella interna, in un tutt’uno. Il concedere al viaggiatore una visione molto più ampia dell’esterno, ampliando e abbassando l’altezza dei finestrini. Lusso e comodità davano quel tocco di esclusività, mente il confort era garantito da alcune ingegnose soluzione tecniche per limitare le vibrazioni. Anche gli spazi interni, furono rivisitati e innovati, per accogliere meglio i passeggeri. Questo concetto si espresse al massimo nella carrozza ristorante e nella realizzazione di un vero proprio salotto vetrato posizionato alla fine del convoglio.

Michele Vida “Baudasch”