Cosa ci tiene in vita? Le passioni, l’amore, la nostra capacità di essere resilienti.
Sicuramente queste sarebbero alcune delle risposte che ci verrebbero date se ponessimo la domanda a qualcuno dei nostri conoscenti. Tutte cose giustissime e sacrosante, ma all’apparenza non veramente vitali.
Banalmente, il nostro essere vivi dipende da una funzione automatica, ma essenziale che chiamiamo “respirazione”. Inspirazione ed espirazione avvengono con uno sforzo talmente minimo che nemmeno ci rendiamo conto che stiamo respirando. Chi sa quanti respiri facciamo ogni giorno?
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Categoria: Le parole del sole
Così è…se lo vogliamo!
Che la si sia studiata a scuola o meno, tutti conoscono la storia di Gertrude, al secolo Marianna de Leyva, la monaca dei Promessi Sposi costretta dal padre alla vita claustrale. La sua vicenda, che nel romanzo occupa ben due capitoli, è un susseguirsi drammatico e inesorabile di eventi in cui lei non riesce a ribellarsi al volere del “padre” e finisce per condannarsi a un’esistenza che non corrisponde minimamente alle sue inclinazioni.
Scrive il Manzoni: “Dopo dodici mesi di noviziato pieni di pentimenti e di ripentimenti, si trovò al momento della professione, al momento cioè in cui conveniva o dire un no più strano, più inaspettato, più scandaloso che mai, o ripetere un sì tante volte detto; lo ripetè e fu monaca per sempre.”
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Sparso e non disperso: diffuso!
Si è diffusa una nuova modalità di fare turismo: l’albergo diffuso.
Se n’è diffusamente parlato sui giornali: anche la scuola moderna richiede nuovi metodi e nuove competenze, tanto che si parla di scuola diffusa.
Che cosa significa DIFFUSO? Participio passato del verbo bla bla bla, deriva dal latino bla bla bla. Sparso tutto intorno, dice il vocabolario. Ma ironia della sorte questa parola ha un campo di applicazione così vasto da potersi definire appunto diffuso.
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Splendido splendente
“Invitante, tagliente / splendido splendente / pa ra pa pa pa ra / pa ra ra pa pa pa ra / pa ra pa pa pa ra”
Da qualche giorno mi risuona in testa questa vecchissima canzone della Rettore, che ho scoperto essere stata scritta per denunciare ironicamente la crescente popolarità, in quegli anni, della chirurgia estetica. “Splendido splendente” è il “bisturi perfetto” che dà un volto nuovo a chi ricorre ai ritocchini, ma la mia ossessione per questo ritornello nasce dall’uso della figura etimologica: l’accostamento di due aggettivi accomunati dalla stessa radice ti entra in testa e non ne esce più. Continua a leggere “Splendido splendente”
Sapienza
Che sapore ha la felicità? Potremmo parafrasare così il titolo della canzone dei Negrita di qualche anno fa.
Osserviamoci. Mentre viviamo, osserviamoci, come se fossimo spettatori delle nostre vite: può capitare di vederci mangiare svogliatamente, di non sapere che cosa fare, di lamentarci in continuazione di questo e di quello. Abbiamo perso il gusto per le cose che facciamo. Niente ha più sapore e noi non siamo mai felici: che gusto c’è in una vita sciapa?
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Buon compleanno
Nel mese di settembre dello scorso anno prendeva avvio questa rubrica, nata dall’intuizione di uno dei nostri correttori e sviluppata e sostenuta da redattori amanti delle parole, che ne hanno indagato l’etimologia e il significato più profondo. Quanti termini meravigliosi possediamo per poter parlare di noi!
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Non è ancora iniziata!
Estate… Finalmente vacanze! E fine della scuola, soprattutto!
Forse non tutti sanno che in questo luogo comune tutto italiano è contenuto un grosso ossimoro.
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dimmi come leggi… ti dirò come scegli
Su che cosa sia l’intelligenza, abbiamo tutti intuitivamente un’idea.
Qualcuno pensa che intelligente sia il compagno di banco occhialuto che studia anche le note a piè pagina; qualcuno ammira l’intelligenza di chi se la cava in ogni occasione (anche quando non ha studiato manco il prescritto); qualcuno richiede agli intelligenti conoscenze dettagliate su ogni campo dello scibile umano, qualcun altro ritiene che sia importante sapere dove reperire tali informazioni destreggiandosi nella ricerca.
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Prendila con leggerezza!
“Chissà cos’avrà pensato!”. “E se non avesse capito quello che volevo dire?”. “Perché si è rivolto a me con quel tono? Cosa avrà voluto farmi intendere?”.
Alzi la mano chi spesso e volentieri si ritrova a fare questi pensieri durante o in seguito alle situazioni più disparate. Io alzo la mano, sgomito per farmi spazio e mi metto in prima fila fra “quelli che si fanno problemi per tutto”. Un’espressione per indicare coloro che vivono come se ogni cosa dovesse avere un peso definito e riconoscibile, preferibilmente grande.
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Resilienza vs resistenza
CHE FAI: RESISTI O RI-SALI?
Resistere e insistere sulle nostre posizioni, come i partigiani di fronte agli eventi bellici o come un atleta che sostiene grandi fatiche, sembrerebbe una virtù.
Per capirci un po’ meglio, chiamiamo in causa l’etimologia: il verbo deriva dal latino “sisto”, cioè “mi fermo”. Di fronte alle sollecitazioni un materiale resistente non si modifica, resta appunto indeformato.
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Cosa de-sidera?
Ormai si vede la cima, mancano ancora pochi passi in salita. Le gambe tremano, il fiato è corto, il cuore batte ad un ritmo accelerato.
Il panorama visto da lassù è indescrivibile. Stupisce di giorno, quando l’altezza permette di allargare gli orizzonti, valicando i confini geografici, ma stupisce anche di notte, quando il cielo si riempie di stelle, diamanti che lo smog e le luci della città non consentono di distinguere con tanta nitidezza.
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Vuoto: e se gli facessi spazio?
Ci sono imprevisti nella vita che ci fanno sentire con le spalle al muro: impegni, progetti, relazioni ed eventi sembrano lasciare posto ad un deserto soffocante. Cosa fare in questa arida cavità?
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Perseveranza
Inizia il nuovo anno. La lista dei buoni propositi è lunga, ma chissà se riusciremo a metterli in pratica o se ci arrenderemo al primo tentativo fallito, alla prima giornata storta. In genere siamo fatti così: grandi progetti, grandi dichiarazioni, grandi speranze e poi sai, i figli, la casa, il lavoro, il poco tempo, i vizi, le preoccupazioni quotidiane, e tutto scompare in quel cassetto da cui, a dicembre, tireremo di nuovo fuori i post-it per riscrivere la nostra lista, fiduciosi del fatto che il prossimo sarà l’anno giusto.
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Nostalgia canaglia
“Nostalgia, nostalgia canaglia…”
Chi, anche tra i più giovani, non è in grado di ricordare a memoria il verso di questo singolo cantato da Al Bano e Romina Power nel lontano 1987?
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Uno sguardo fino all’intimo
«Un lampo di genio». «Mi si è accesa una lampadina». «Nel cassetto della memoria…». «Non so come mi è venuto in mente…». Espressioni con cui comunemente comunichiamo un pensiero improvviso, una rivelazione sorprendente, una scoperta non frutto dei nostri ragionamenti; INTUIZIONE è la parola giusta per definire questo stato delle cose.
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Il pàthos che ci salva
Apatia.
A pronunciarla, con tutte quelle vocali dal timbro aperto e luminoso, sembrerebbe quasi una parola bella e rassicurante, parente stretta di “fantasia”, “euforia”, “armonia”.
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