“Se sognare un po’ è pericoloso, il rimedio non è sognare di meno ma sognare di più, sognare tutto il tempo”.
Marcel Proust
Disteso nel letto sognavo: dormivo, forse dormivo ma non ne sono sicuro perché spesso mi è capitato di sognare anche ad occhi aperti. Nel sogno correvo, correvo felice in mezzo ad un prato ma poi sono inciampato e sono caduto; ho barcollato, ho cercato un sostegno, un appiglio e mi sono rialzato, ho aperto le braccia e mi sono fatto sollevare da uno stormo di cuori rossi che danzava all’altezza dei miei occhi, cuori un giorno amati follemente ma poi persi per sempre.
Mentre volteggiavo davanti a me ho visto una luce bianca fortissima frantumarsi in migliaia di schegge impazzite e poi improvvisamente la luce si è spenta ed è arrivata la notte e, nel buio più pesto e inquietante, i cuori sono volati via. Ho lottato con demoni spaventosi: mi hanno afferrato e graffiato, ho urlato forte e sanguinato da mille ferite procurate da artigli affilati ma non ho pianto, mi sono piegato in avanti e sono caduto in ginocchio come un papavero rosso durante una tempesta e fiero e senza paura ho sfidato le avversità. Non mi sono spezzato neanche quando, subito dopo, un vento soffiava forte impedendomi persino di camminare e un mare di fango che mi arrivava alle ginocchia rendeva pesanti i miei passi.
Ma dopo aver superato una collina, c’era la valle incantata e ovunque c’erano fiori e colori, c’era musica e, portate da una brezza leggera, c’erano voci amiche da ascoltare in silenzio, voci che raccontavano storie e declamavano poesie mentre i profumi e le essenze del cioccolato e della fragola riempivano l’aria assieme a quelli della vaniglia, della lavanda e del tabacco. Neanche il tempo di scaldarmi al sole che improvvisamente è arrivata la pioggia, una pioggia fitta che copriva tutto con il suo vociare insistente, una pioggia che mi ha preso per mano e mi ha aiutato a nascondere le lacrime e a non piangere da solo. Continuavo a camminare con passo deciso e alla mia destra stava sorgendo il sole, un grande sole giallo che scioglieva piano la neve soffice e bianchissima appena pianta da un cielo diventato plumbeo e pieno di nuvole scure. Ovunque c’erano alberi, tantissimi alberi diversi tra loro ma tutti con le foglie colorate d’autunno e ancora, poco più avanti, dopo una duna di sabbia difficile da scalare c’era il mare con le sue onde alte che ruggivano e si scontravano con fragore sulla battigia lasciando ovunque conchiglie e bottiglie di vetro contenenti fogli di carta arrotolati con mappe di tesori nascosti e messaggi d’amore regalati all’eternità. Poi le onde ritornavano tranquille al mare padrone portando con sè pezzi di vita rubati alla sabbia; ritornavano felici a quel mare che odorava di sale, di conquiste, di scoperte, di tesori, di naufragi e di mostri marini.
Mentre io senza neanche rendermene conto giravo su me stesso come una trottola e tutto attorno a me raccontava della mia vita già vissuta, con fame e ingordigia chiedevo solamente altra vita da vivere. Allora allora i demoni, che sembravano prepararsi per ritornare alla carica, si sono fatti piccoli piccoli e sono scappati lontano fino a scomparire e al mio fianco c’era solamente una bellissima dea dagli occhi grandi e sinceri che erano lo specchio della sua anima, occhi pieni di verità, occhi che non avevano bisogno di parole e che mi invitavano a seguirli, occhi che diventavano baia sicura dove diventare barca e ormeggiare e dove stare bene.
Ho capito che non era il tempo di andare via ma era il tempo di restare. Non era tempo di rinunciare ma quello di lottare e ho capito che il rimedio non è sognare di meno ma sognare di più e, ancora meglio, sognare per più tempo possibile perchè nel sogno c’è la libertà e solo chi sogna impara a volare. Ho capito che, una volta sognati, i sogni vanno raccolti con un retino e custoditi gelosamente in attesa che diventino realtà. Ho capito che ognuno ha sia il dovere di inseguire i propri sogni che l’obbligo di impedire a chiunque di calpestare i sogni degli altri.