Indaco

L’indaco è il nome di un colore tra quelli meno utilizzati, malgrado sia tra i più presenti nella vita di tutti noi. Lo potremmo definire un colore tra l’azzurro e il viola. È il primo colore che assume il cielo all’alba e il penultimo al tramonto. E’ il colore della transizione e del cambiamento.
Perlopiù è utilizzato nella suddivisione dei colori dello spettro solare. Il sesto colore dell’arcobaleno. La definizione dei sette colori la fece Isaac Newton nel suo famoso esperimento. È abbinato al sesto punto chakra, individuato sopra il naso, tra gli occhi. È considerato il colore del risveglio spirituale e della meditazione ma non solo; anche delle idee creative. In cromoterapia il colore indaco è utilizzato per calmare gli stati ansiosi e per avere un maggior rilassamento. Nel mondo arabo invece, è legato alle vesti e al tagelmust. il copricapo Tuareg formato da una lunga benda che fascia la testa e il viso. Era utilizzato in polvere come protezione solare in Mauritania. Di qui la definizione degli “uomini blu”. È diffuso in tutto il mondo medio orientale ed è il colore riservato alle persone di un certo rango ed importanza. Il suo nome deriva dalla pianta dalla quale è ricavato il pigmento che è ottenuto dalla fermentazione delle foglie di “Indigofera tinctoria”, originaria dell’India.
Le sue tracce si perdono nella notte dei tempi; era già conosciuto ed utilizzato nel 2000 A. C. È ottenuto dalla fermentazione delle foglie della pianta con un acido; anticamente l’urina dei cavalli. Una volta finita la fermentazione il liquido veniva fatto ossidare virando il suo colore dal giallo verde al blu violetto. Infine ottenuta la giusta intensità veniva fatto bollire per fermare il processo di ossidazione ed essere usato come tintura. Nella cultura occidentale il nome indaco è poco frequente, sostituito dal blu. Probabilmente la sostituzione è impropria perché non lo possiamo considerare lo stesso identico colore.
Amo questo colore perché fa da collegamento tra il mondo della notte e quello del giorno.
Il colore della transizione e del rinnovamento, appunto. Un attimo fuggente tra due mondi contrapposti.

Vida “Baudasch” Michele

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