Un Natale insieme

Da bambina il Mondo sembrava un luogo magico, in cui sorprendersi e meravigliarsi, sembrava un luogo dove poter respirare gioia e serenità. Il Natale, in particolare, era un’occasione per condividere sorrisi e momenti con i propri cari e le persone che fanno bene al cuore. Qualcosa è cambiato con il passare del tempo. Quella visione incantata della festività natalizia è sfumata con l’avvento della consapevolezza di come è la realtà. Accade a tutti il momento fatidico della presa di coscienza di quello che accade, sia nell’animo delle persone, sia nel Mondo esterno, nel microcosmo come nel macrocosmo. Si tratta di un passaggio delicato che determina la fine dell’ingenuità e l’inizio di una maggiore esperienza sulle reali dinamiche esistenziali. È proprio questo passaggio che muta la percezione di quella che è la festività. Crescendo è facile diventare più cinici e scettici sul reale valore del Natale che finisce così per perdere quell’aura sacra che lo connota. Rimane però costante un aspetto in particolare: la speranza che la ricorrenza infonde nell’animo di chi la festeggia. I ricordi sono una pietra miliare per gli animi, sono un balsamo per lo spirito ma sono anche una lama tagliente che può ferire nel profondo. Quante volte, rimembrando i bei tempi passati, piovono lacrime sul viso di quelle persone dall’innata sensibilità? La memoria di quell’uomo con la barba bianca che reca con sé i doni per i bambini rimane incastonata nella mente di chi apprezza il gesto e la persona che lo ha fatto. Il Natale è intriso di un potenziale che molti sottovalutano. È un’occasione di convivialità e di partecipazione sentita alle gioie e ai dolori del prossimo. Lontano o vicino che sia. È un’opportunità per dire “ti voglio bene e ti auguro il meglio” senza avere un tornaconto personale o un doppio fine, bensì con la gioia di compiere un gesto di compartecipazione alla felicità altrui. È sbagliato sostenere che a Natale si è tutti più buoni perché la ricorrenza non garantisce necessariamente una condotta migliore e allo stesso modo è errato ritenere che solo in quella circostanza sia opportuno comportarsi correttamente. Una persona che si rispetti e che sia degna di chiamarsi tale dovrebbe aspirare ad essere costantemente la versione migliore di se stessa. Una versione che sia rispettosa nei confronti del prossimo e di sé. Perché dei veri esseri umani con dei valori e una morale dovrebbero riflettere e agire in armonia con gli altri e con la Natura creando una connessione e una rete di esseri viventi che collaborano e si aiutano vicendevolmente per preservare non solo la nostra specie ma anche tutte quelle degli altri esseri viventi perché tutti sono degni di esistere. Tutti hanno diritto di vivere, non solo di sopravvivere. Natale non può e non deve essere solamente regali e alberi addobbati. Deve essere una molla propulsiva verso un anno di pace, di gentilezza e di rispetto. Perché ricordiamocelo, così come scrisse Tacito: “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”, ovvero: “hanno fatto il deserto e lo hanno chiamato pace”, allo stesso modo noi stiamo distruggendo, devastando, rasando al suolo tutto ciò che noi abbiamo costruito, che la Natura ci ha donato. Con che facilità facciamo il deserto e con che difficoltà aiutiamo il prossimo?

Giada Della Libera

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