Se vi chiedessi di chiudere gli occhi e vi chiedessi di immaginare un profumo, il primo che vi viene in mente che vi faccia stare bene, che vi riporti accanto ad una persona importante, mi piacerebbe sapere cosa rispondereste. Io fortunatamente di idee ne ho un bel po’! Sono figlia di un panettiere e, da quando il papà ha chiuso l’attività, fatico a comprare e mangiare pane: nessuno lo farà mai buono come il suo! Certo però che entrando in alcuni panifici e sentendo il profumo del pane appena sfornato sono immediatamente catapultata nel passato, nel laboratorio dove lo guardavo lavorare, dove lo ho aiutato tante notti, dove mi diceva di non mangiare il pane appena sfornato, dove quel profumo era casa, famiglia. E non osatevi a sbucciare neanche per caso un’arancia in mia presenza. Quella succulente meridionale prelibatezza ha la faccia, ma soprattutto le mani, della mia mamma. Lei ha, in inverno, sempre le mani che profumano del frutto appena sbucciato e che immancabilmente riempiva la stanza: mi ricordo che lasciava il profumo anche sulla biancheria piegata o sul maglione che stava creando a maglia. L’altro giorno mi è bastato salire in ascensore per aver voglia di fare subito una telefonata. Il profumo lasciato al suo interno era lo stesso del mio zio adorato e dei suoi maglioni di Cashmere che ne erano intrisi. Da piccoli tra cugini ci si scambiava spesso i vestiti: ebbene, con mio fratello il nostro gioco preferito era annusarli per capire di chi erano. Ma capita anche l’odore di un piatto: il ragù di Sussurro non assomiglia per nulla al mio (il suo è ineguagliabile)! Il croccante della nonna Alba? Mai più sentito quel profumo! Una torta appena sfornata ha una faccia in particolare, dipende dalla torta no? Anche un odore poco gradevole ci può portare in luoghi o con persone che non vediamo da tempo o che avevamo dimenticato. Dai, ammettetelo: chi se li dimentica certi aliti o la puzza di certi piedi? Fossero anche i piedi del tuo più grande amore!
Marta Santin
