TV e telefoni sono pieni di spot di aziende di telecomunicazioni che ci invitano a stare sempre connessi. Giga illimitati e incredibile velocità di banda larga per poter scrollare tutto il giorno gli schermi dei nostri cellulari o non perdere neanche un minuto di lavoro dai nostri pc. Viviamo davvero in un mondo in corsa, in una società dove il fare conta più dell’essere: se non produci non sei utile, se invece lo fai, e lo fai rapidamente, sei da ammirare. Tutto e subito è sempre meglio di poco e lentamente. Eppure, quanto è fondamentale fermarsi ogni tanto a riprendere fiato? Quale ricchezza ci viene dallo “stare” anziché dal correre senza sosta? La parola “stare” deriva da un verbo latino che condivide la radice sanscrita “stha”, che significa “stare fermo”, “rimanere”, “esistere”, “essere presente”. Lo stare implica necessariamente l’assenza di movimento fisico, quindi l’essere fermi, ma vuol dire anche saper restare in una situazione difficile, esserci per chi ne ha bisogno, manifestare la propria presenza in modo silenzioso, ma attento, fermarsi per riflettere e ricaricarsi. “Stare” significa essere molto più connessi con noi stessi e con ciò che ci circonda di quanto possa esserlo l’andare sempre di fretta per non perdersi nulla (cosa, di preciso?). Durante i mesi dell’allattamento mi sono ritrovata costretta sul divano per lunghissime ore a frustrarmi per il tempo perso, le mille cose da fare che restavano lì, l’impossibilità di alzarmi e andare dove volessi. Mi ci è voluto molto tempo per capire che il mio stare lì, ferma, era molto più importante delle lavastoviglie non svuotate o dei vestiti non stirati che si accumulavano in pile altissime. Stare significava esserci per il mio bambino, costituire per lui quel porto sicuro in cui poter sempre tornare, basare la nostra relazione sulla certezza che l’amore che provo per lui è incondizionato. Quale potere ha un corpo che “sta”, quando tutto intorno si muove all’impazzata! Nell’era della velocità in cui viviamo, dunque, cerchiamo di ricordare che a volte, stando fermi, muoviamo molto più di quanto crediamo.
Francesca Tamai
