È la condanna di chi è dotato di particolare talento per la fisiognomica. Continuare ad arrovellarsi per capire chi, dove, quando si ha già incontrato un volto non ignoto, ripercorrere le polaroid delle vacanze, sfogliare i ricordi finché… Ecco dove! Nel cuore della notte, nel punto più alto della sonata a concerto, quando meno te lo aspetti: eccolo! Il ricordo, l’istantanea, l’anello di congiunzione! Un dettaglio che rimette in pace l’ingranaggio di quella fantastica macchina che è la memoria fotografica. Ma se fosse un bluff? Si dice che ogni persona è identica solo a se stessa, che ognuno di noi è irripetibile sulla faccia della Terra, eppure ci sono delle somiglianze non trascurabili. Del sapersi imitare, a volte con opportune manovre di trucco e parrucco, si sono fatte anche note trasmissioni televisive nel corso del tempo e un fotografo ha fatto della caccia ai sosia il sul progetto di vita, oltre che professionale. François Brunelle vive in Canada e, dopo aver scoperto la fotografia come mezzo espressivo attraverso i lavori di André de Dienes and Richard Avedon, dal 1999 lavora al progetto “I’m not a look-alike!”. Il suo obiettivo è quello di fotografare in giro per il mondo persone che si assomigliano per farne mostre e pubblicazioni di immagini in bianco e nero. L’opera di ricerca è talmente profonda che nel 2018 a Québec City, in Canada, il Musée de la Civilisation ha ospitato una mostra di 25 fotografie di persone, selezionate tra oltre 1800 candidati da tutto il mondo, che assomigliano a ritratti o sculture di oltre 2000 anni fa, tratti dal mondo egizio o dalla iconografia greco-romana. Forse, come dice una nota canzone, non esiste proprio “nessun grado di separazione in questo universo che si muove”: se ti sembra di averla già incontrata, perché non potrebbe essere successo con il suo sosia?
Elisa Parise

Articolo molto curioso. Grazie mille. Loretta Del Tedesco
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