La neve stava trasformandosi in un ricordo. Un alito tiepido pregustava con nostalgica premonizione la primavera in arrivo, il tutto mentre sempre più sporadiche isole bianche punteggiavano il sottobosco sull’orlo del risveglio. I primi germogli fecero capolino alle porte di un sole ancora timido ma sempre più pronto a lasciarsi un po’ andare. Piccoli boccioli turgidi di un verde quasi inesprimibile, preludio di un futuro di chiome cotonate ed eteree.
Il ciclo della vita, instancabile, che rinnovava il proprio eterno miracolo.
Lentamente, ma senza fatica, i giorni seguirono i giorni, vagoni di tempo in costante movimento, e mentre la luce rubava sempre più spazio alla notte, il tepore coccolava le prime foglie, timidamente impacciate in balìa dei capricci della primavera.
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