Immaginate un blocco di pietra. Immaginate anzi, per essere precisi, un enorme blocco di marmo di Carrara.
Bene. L’avete visualizzato?
Ora fate un ulteriore piccolo sforzo, e collocate nella vostra mente quel mastodontico monolite all’interno di una vecchia, fredda, umida costruzione sita nel cuore di Firenze a cavallo della seconda metà del ‘400.
Infine, con un ultimo sprazzo di fantasia, considerate che quel blocco informe se ne stia lì, a guisa di un gigante addormentato, in paziente attesa, o meglio in stato di semi abbandono, da ben 37 anni.
Un lasso di tempo durante il quale un paio di scultori rinomati; Agostino di Duccio e Antonio Rossellino, hanno cercato di cavarne fuori una statua da apporre sul contrafforte della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Tentativi vani, in cui hanno miseramente fallito non per imperizia o per troppa foga, ma solo a causa della oggettiva “scontrosità” di quel marmo così recalcitrante ad essere domato. Tutto tace quindi per decenni, col freddo gigante bianco che riposa all’interno di quell’anonimo magazzino.
Ma ecco che d’improvviso, il giorno 9 settembre 1501, la porta del vecchio deposito si spalanca, e contro l’abbacinante luce del sole che inonda la stanza si staglia la figura di colui che è poco più di un ragazzo. Ha appena 25 anni infatti, ma è già uno scultore conosciuto e affermato. È diverso dagli altri. Esile ma roccioso, taciturno ma volitivo, conosciuto dai più eppure estremamente schivo.
A passi decisi, quasi febbrili, si avvicina alla fredda pietra addormentata, la studia, ne saggia il carattere sfiorandola, quasi si trovasse di fronte a della carne viva, pulsante. Ed ecco che in un istante di vertiginosa intuizione, come folgorato da un presagio, ne coglie l’essenza, e ne immagina il risultato. Un lampo. Un’immagine dal futuro. Si mette a lavorare di braccia e scalpello, con vigore febbrile, quasi sovrannaturale, per giorni, mesi, anni.
Ed è così che nel mese di gennaio del 1504, vede la luce il David, un capolavoro nato da un gelido blocco di marmo per mano dello scultore Michelangelo Buonarroti. La perfezione del corpo umano liberato dalla rigida e statica simmetria della pietra dopo 41 anni di oblio. Quattro decenni per consegnare all’umanità un capolavoro, che milioni di persone ammireranno a bocca aperta per secoli e secoli. Un’opera unica, frutto di un artista che ha saputo immaginare vita dove c’era solo spietato, indomabile silenzio marmoreo.
La forza della paziente attesa, e della fiducia nelle proprie capacità, che combinate con un’indomabile forza di volontà conducono a risultati meravigliosamente speciali. Questo è ciò che ci insegna questa storia, e che dovremmo tenere sempre a mmichelaente quando qualcosa non arriva con i modi e soprattutto i tempi che vorremmo. Abbiate pazienza, abbiate passione, abbiate fiducia, e diventerete il capolavoro che avete sempre desiderato essere.
Denis Gerotto