Pioveva ininterrottamente da due giorni nel mio paese Natale e qui, stavo trascorrendo il ponte dell’8 Dicembre. Le vivo molto bene le stagioni piovose, specialmente durante le festività. Mi ricordano l’Irlanda e le avvolgenti sensazioni di quando inzuppata, aprivo la porta e mi aspettava il camino acceso e una tazza di thè caldo all’Inglese.
Queste giornate mi aiutano a rilassarmi totalmente, faccio meditazione distesa dal mio letto. Mi perdo ad osservare il vento che fa ballare le foglie, qualcuna cade e qualcuna si fa trattenere ancora un po’. La maggior parte delle mattinate piovose solitamente vanno così, alternate da pause caffè con la famiglia, qualche passeggiata lenta sotto l’ombrello, un po’ di yoga e una buona lettura.
Quel venerdì piovoso, però, avevo voglia di azione, di qualcosa di un po’ più grintoso.
Io e mio fratello Fabio ci eravamo organizzati per una passeggiata easy nel bosco ma quella mattina pioveva decisamente troppo per poterselo permettere. Mia mamma ci diede un’idea brillante: ”Ma perché non andate ad arrampicare?”
Geniale.
Era una vita che non arrampicavo e l’idea mi scosse TUTTO l’entusiasmo che avevo, buttando giù dal letto la mia bambina interiore.
Chiamai mio fratello e condivisi l’idea. I nostri entusiasmi fecero la danza della felicità.
Fabio è un esperto nell’arrampicata, e ogni volta che ne ho l’occasione mi faccio trasportare nel suo mondo per migliorare le mie tecniche, spingermi oltre i limiti attuali e aumentare la mia forza interiore.
Mio fratello non mi aiuta solamente a migliorare le tecniche di arrampicata, ma anche quelle musicali (d’altronde è un musicista). Non è da me essere monotona ma in fatto di musica lo sono. Tendo ad essere ripetitiva nelle canzoni che ascolto e faccio fatica a spingermi oltre ai brani che non conosco. Per questo motivo, mi basta salire in macchina di Fabio per uscire dalla mia zona di comfort.
Quella mattina si ascoltava Quincy Jones e quando partì “Soul Bossa Nova” Fabio mi disse che la canzone fu scritta di getto in una ventina di minuti. Io gli dissi: ”Però, vedi, a volte bastano 20 minuti per essere veramente produttivi in una giornata”.
E ci penso molto ultimamente all’essere produttivi.
Ma cosa vuol dire davvero?
Io ne sto rivoluzionando il significato perché ho capito che produttività non è solo lavoro, anzi. Essere produttiva per me vuol dire prendermi cura di me stessa e delle fette di torta che rappresentano la mia vita; sono produttive le ore che dedico a dormire bene, al sapere dire di no e al mettere i confini giusti per me; è produttivo il tempo che passo con gli amici genuini, le passeggiate nei boschi e a muovere il mio corpo e la mia bocca con consapevolezza.
È produttivo sapersi fermare perché se c’è una cosa che ho imparato per esperienza è che da quando ho smesso di correre le cose che desidero arrivano più velocemente e con più facilità di quanto pensassi.
Non erano ancora le 11:00, e per me, era già stata una mattina produttiva.
Lucia Pes