“Mi”, nel dialetto veneto “io”. Le corde di una chitarra, in accordatura standard, iniziano e finiscono con un “mi”. Non ci avevo ai pensato, lo trovo curioso. “Io” e “io” , e un po’ lo è di certo, è un incontro con te stesso prima di tutto, quando la abbracci per farla “cantare”. Gli strumenti musicali sono tutti belli ed affascinanti, ma la chitarra è uno strumento che te lo devi proprio tenere con te, vicino al petto, mentre con le dita pizzichi le sue corde per sentirla vibrare sul tuo corpo, con i suoi timbri più gravi, oppure squillare festosa in quelli più acuti. La chitarra è forse lo strumento più versatile costruito dagli uomini. Ce ne sono di molte versioni da quella classica, che accompagna le melodie più dolci e i balli più sensuali, come il flamenco o il tango, quella acustica, della musica folk e country americana, poi c’è quella elettrica, delle band di tutto il mondo, da quelle più scatenate a quelle meno, quella resofonica con il corpo in scintillante metallo, dal suono tipicamente blues.
Ognuno la sceglie in sintonia con se stesso, come un vestito che si indossa per sentirsi a proprio agio.
Gli strumenti sono i dolci compagni nei momenti di malinconia, quelli che gridano il nostro dolore e dove ci rifugiamo per sentirci coccolati, ma anche quelli che esprimono i nostri momenti di gioia e felicità nelle calde serate con gli amici, magari attorno ad un fuoco.
Con abbiamo dedicato le nostre nenie a qualcuno di amato.
Non sarò mai David Gilmour (chitarrista dei Pink Floyd) aimè, ma non per questo rinuncerò al piacere di suonare la mia chitarra. Alla fine non occorre essere perfetti per sentirci felici.
Vida “Baudasch” Michele