Sono nato in un periodo nel quale i soldi erano pochi e i bambini non avevano moltissimi giocattoli ma per fortuna, quei pochi giochi servivano a sviluppare la curiosità, l’aggregazione e la fantasia.
Oggi invece tutti i giochi tecnologici isolano i bambini e li rendono sempre più solitari ed egoisti.
In quegli anni la televisione era in bianco e nero, aveva un trasformatore che andava acceso un’ora prima perché le valvole si dovevano riscaldare, c’erano 3 canali e le trasmissioni iniziavano dopo le 17.00 con la TV dei bambini e prima non c’era null’altro che la scritta fissa RAI Radio Televisione Italiana.
In realtà di soldatini e macchinette ne avevo parecchi ma perchè ero sempre malaticcio e soffrivo d’asma e praticamente ogni giorno dovevo fare una puntura di penicillina e il modo utilizzato per convincermi a farmi bucare il sedere, dalla mamma o dalla zia Alba, era quello di darmi qualcosa in cambio.
Un piccolo gioco in cambio di una terribile stilettata!
La siringa era di vetro e andava fatta bollire dentro la sua scatola di metallo assieme ad un ago che, rispetto a quelli di oggi, sembrava una vera e propria spada e faceva veramente molto male!
Come ho ricordato non c’erano molti tipi di giocattoli ma io ero figlio di una sarta o meglio ancora di un artista che non lavorava certo per il guadagno visto che, con una passione esagerata per il suo lavoro e un perfezionismo altrettanto esagerato, non consegnava nessun capo di abbigliamento ad una sua cliente se le cuciture non erano perfette e le eventuali righe, di una camicia o di un vestito, non combaciavano e i suoi lavori, una volta terminati, erano meglio di qualsiasi progetto di un ingegnere aereospaziale.
Quelli erano gli anni del primo uomo sulla luna e mamma probabilmente non lavorava per clienti e amiche ma bensì per la NASA.
Come ho ricordato, mamma era una sarta e questo per me apriva la possibilità di un modo nuovo, pieno di giocattoli nuovi e di giochi nuovi da inventare dove i soggetti non erano più indiani o cowboy, non erano più macchinette o il meccano ma erano centinaia e centinaia di bottoni colorati e diversi l’uno dall’altro contenuti dentro scatole di latta di biscotti Lazzaroni e caramelle Sperlari, erano aghi e spilli con i loro portaspilli e le calamite per raccoglierli ogni volta che cadevano a terra e davano vita ad una specie di Shangai, erano spagnoletti/gomitoli di ogni colore e grandezza e matasse di lana soffice e voluminosa, erano metri in tela o a nastro da tirare e allungare fino a farne regolarmente perdere la misura esatta, erano gessetti per disegnare e tracciare sul tessuto e carta velina dove disegnare gli stampi, erano ferri da lana di ogni misura e colore e uncinetti, erano ditali per non bucarsi e cerniere più o meno lunghe da chiudere ed aprire, erano stecche/balene in metallo a spirale con le quali costruire ponti e strade e per liberare la fantasia e costruire mondi immaginari durante i lunghi periodi di malattia a casa sempre con la siringa come nemica da sconfiggere e sempre con la mamma vicina.
In quel periodo a Pordenone, in Corso Vittorio Emanuele c’erano due negozi, uno vicino all’altro, uno c’è ancora ed è Ellero un mondo di giochi e materiale scolastico dove, nulla è cambiato negli ultimi 50anni e l’altro, che non c’è più, era la Merceria Macconi un paradiso per le sarte e per le donne che ancora amavano cucire, rammendare, adattare.
La maggior parte dei bambini ha trascorso molto tempo a sognare da Ellero davanti a soldatini, macchinette e animali di plastica, io ricordo pomeriggi interi con mamma dalla Macconi, seduto in una cabina prova a giocare con fili e metri di legno mentre lei sceglieva tutto il materiale che le serviva per il suo lavoro.
Quei pomeriggi a volte li ho amati ma molte altre volte li ho odiati, oggi pagherei per viverli nuovamente, per riempirmi il naso dell’odore delle stoffe, per giocare con spilli, bottoni e spagnolette, per costruire nuovi mondi.
Sai mamma, oggi pagherei per riempirmi gli occhi di te mentre attenta lavori senza mai perdermi di vista e mentre ti asciughi una lacrima silenziosa prima di prendere in mano quella siringa che è servita a farmi diventare grande❤️
Andrea Spessotto