Quando “fare muro” non è scritto sui muri

Ci sono immagini che segnano ere: fotografie di attimi che da subito entrano nella storia. La caduta del muro di Berlino è una di queste: la nomini e si stampa immediatamente nella mente la polaroid dell’unità ritrovata, della pace rinsaldata.
Ci sono muri che dividono e ci sono muri che costruiscono.
Ergere un muro è un’operazione solitamente di difesa: significa separare, dominare il territorio, controllare un confine. Fu così appunto per il muro di Berlino, ma anche per le mura delle città medievali, per i bastioni delle fortezze, e, perché no, per il muretto del nostro giardino. Limiti invalicabili: è così che discriminiamo il mio dal tuo e li separiamo con novelli muri del pianto, trincerandoci nella privacy e nella sicurezza.
Tuttavia ci sono muri che sono riconosciuti patrimonio immateriale dell’umanità e ci sono muri così preziosi da dover essere censiti. Sono i muretti a secco e le mura padronali: due fenomeni rurali molto diffusi nell’area mediterranea e nella pedemontana friulana in particolare.
Di essi si potrebbe scrivere a lungo e in luoghi più specifici ma ciò che li accomuna è il potere collante che ad essi viene riconosciuto. Sia nel 2018 per l’arte dei muretti a secco sia nel 2021 per la mappatura dei muri poderali, un progetto Unesco riconosce la capacità di questi manufatti di identificare le comunità, di modellare il paesaggio e di proteggere il territorio dall’erosione.
L’obiettivo di questi progetti è quello di coinvolgere la popolazione nella conoscenza e nella salvaguardia del proprio patrimonio paesaggistico in cui riconoscere la propria essenza. Veniamo così a scoprire che in Grecia esiste un gioco in cui squadre di bambini si sfidano nella costruzione di muretti a secco, un pretesto per lavorare insieme e calibrare le diverse competenze.
L’attenzione ci viene posta alla collaborazione e alla condivisione che questi muri generano nel tempo. L’arte dei muretti a secco rende simili italiani, greci, croati, sloveni e svizzeri. Il censimento dei muri padronali prevede la collaborazione di chiunque sul territorio.
L’immagine del muro che divide risulta limitante: il muro contiene e tutela, il muro nasconde e suscita immaginazione su cosa ci sia al di là. I bambini addestrano il loro equilibrio camminando sui muretti, sicché ciò che divide può essere sfruttato per nuove sfide.
Ci sono immagini destinate a restare nella storia. E poi ci sono persone che la storia la costruiscono: alcune ergono mura difensive, altre costruiscono il patrimonio collettivo.
Elisa Parise

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