Alle volte un piccolo e insignificante gesto per taluni può trasformarsi in un ricordo indelebile per altri. Sono molti gli esempi, in varie attività, nella musica o nello sport. Per esempio atleti che hanno fatto delle piccole sorprese a qualche loro tifoso.
Oggi vi racconto di una famiglia americana che ha accompagnato la propria figlia di dodici anni a vedere una partita dei Golden State Warriors, squadra di basket del campionato americano.
La ragazzina voleva assistere dal vivo ad una partita del suo idolo, Stephen Curry. In quella partita, però, il giocatore non scese in campo, a causa di un problema muscolare, con grande dispiacere della giovane.
La disperazione della ragazza fu così grande che il suo pianto disperato venne ripreso da alcune telecamere dell’impianto sportivo: dai monitor di sicurezza le immagini arrivarono fino ad un dirigente della squadra che, preso dalla commozione, si attivò per regalare alla piccola tifosa un bellissimo ricordo.
Per la successiva partita a Denver, la famiglia ricevette dalla squadra tre biglietti in prima fila a bordo campo. Tutto fu organizzato all’insaputa della figlia. Stephen uscì dagli spogliatoi per il suo abituale riscaldamento e, sorridente, guardò la ragazzina seduta a fondo campo. Per la giovane era già sufficiente così: rimase immobile ad ammirarlo, non immaginando di certo cosa sarebbe successo da lì a poco. Il giocatore continuava a fissarla camminando nella sua direzione. Per lei la situazione iniziò a farsi emotivamente difficile: il suo idolo stava guardando proprio lei e con suo enorme stupore continuava ad avvicinarsi. Otto metri, poi sei, quattro, due: come in un conteggio alla rovescia il cuore le saliva alla gola, passo dopo passo. La ragazza scoppiò in lacrime non appena il giocatore si chinò a parlarle. Lei paralizzata dalla grande emozione non riuscì a proferir parola.
Il giocatore, resosi conto della difficoltà della sua fan, invertì i ruoli, e prese l’iniziativa. Prima le chiese se poteva firmarle qualcosa e lei, con mani tremanti, gli porse la sua figurina e la penna. Curry firmò e, quasi in imbarazzo a sua volta, le chiese se volesse fare una foto con lui.
Finalmente la giovane riuscì a tranquillizzarsi e a godersi quel momento e quello scatto fermato nel cellulare con il suo idolo.
Quante volte abbiamo avuto l’occasione di compiere una gentilezza e magari ci è sfuggito il momento, un gesto, una parola, un saluto.
Alzarci per cedere il posto ad un anziano nell’autobus, aprire una porta in un negozio ad una mamma con il passeggino, piccole cose insomma. Un gesto di gentilezza non ha controindicazioni per nessuno, né per chi lo fa né per chi riceve. Non è necessario essere Stephen Curry, stella NBA, per regalare un bel ricordo a qualcuno, magari non durerà una vita come il suo, ma un paio di ore certamente.
Michele “Baudasch”