Che sapore ha la felicità? Potremmo parafrasare così il titolo della canzone dei Negrita di qualche anno fa.
Osserviamoci. Mentre viviamo, osserviamoci, come se fossimo spettatori delle nostre vite: può capitare di vederci mangiare svogliatamente, di non sapere che cosa fare, di lamentarci in continuazione di questo e di quello. Abbiamo perso il gusto per le cose che facciamo. Niente ha più sapore e noi non siamo mai felici: che gusto c’è in una vita sciapa?
A ben guardare la pienezza delle nostre vite necessita spesso di un ritorno a quelle poche cose che possono avere molto gusto. Fare decluttering, digiunare, ritornare all’essenziale, vivere sobriamente sono tutti modi per ripulire il nostro stile di vita piuttosto satollo, mettendoci alla ricerca di sapori più schietti.
Con schiettezza poi dobbiamo riconoscere che spesso ci agitiamo sulla scena come se nella società fossimo onnipotenti e indispensabili. E con amarezza finiamo per uscirne schiacciati dalle nostre manie di controllo. Quando invece deleghiamo, chiediamo aiuto, rinunciamo a qualche traguardo per gustare il viaggio, sentiamo che le cose recuperano sapori che avevamo dimenticato: ritorniamo bambini, cerchiamo i cibi della nostra infanzia, condividiamo risorse, dedichiamo tempo alla convivialità, ci prendiamo cura dell’ambiente e del futuro che costruiamo per chi verrà dopo di noi.
Nel momento in cui la nostra vita raggiunge la sapidità che cercavamo, allora abbiamo raggiunto la ricetta della sapienza. Siamo sapienti non quando conosciamo molte cose, ma quando diamo appunto sapore alla vita, assaporiamo il gusto di ciò che facciamo e di ciò che ci circonda.
Lo dice anche Mary Poppins che basta un po’ di zucchero: sii sapiente!
Elisa Parise