Ci sono storie che ti arrivano dritte al cuore, perché tra le parole che le compongono leggi anche un po’ di te, storie che ti coinvolgono e ti fanno affezionare ai personaggi come fossero amici di vecchia data, storie che vorresti non finissero. “La tristezza ha il sonno leggero” è una vera e propria chicca. Apparentemente leggero e divertente è invece ricco di contenuti profondi e significativi.
“Mi chiamo Erri Gargiulo e mi faccio di speranza da quarant’anni”
Erri Gargiulo ha due padri, una madre e mezza e svariati fratelli, È uno di quei figli cresciuti un po’ qua e un po’ là, un fine settimana dalla madre e uno dal padre, sulla soglia dei quarant’anni è un uomo fragile e ironico, arguto ma incapace di scegliere e di imporsi, tanto emotivo e trattenuto che nella sua vita, attraversata in punta di piedi, Erri non esprime mai le sue emozioni ma le ricaccia nello stomaco, somatizzando tutto. Un giorno la moglie Matilde, con cui ha cercato per anni di avere un bambino, lo lascia dopo avergli rivelato di avere una relazione con un collega. Da quel momento Erri non avrà più scuse per rimandare l’appuntamento con la sua vita.
Il romanzo si sviluppa in crescendo, si parte da un Erri che inizia a parlare di sé mettendosi a nudo, fino a condurre il lettore nei meandri più segreti del suo vissuto. Lorenzo Marone con il suo stile semplice e vero è in grado di dar vita ai suoi personaggi attraverso carta e penna, ti afferrano e non ti mollano fino a conquistarti.
Un romanzo che parla di famiglie allargate, di mezzi figli, di perdite e abbandoni, che racconta quanto le persone che ci circondano influenzino il nostro cammino, a volte cercando inconsapevolmente di plasmare il nostro carattere e ad assegnarci un ruolo. Fino a quando capiamo che se vogliamo liberarci da un’esistenza che non ci appartiene, occorre ribellarsi e ascoltarsi. Erri ce lo insegna, lui ce l’ha fatta, ha reagito a imparato come si fa e ce lo insegna attraverso queste pagine.
“È il dolore sordo, quello che non fa casino e non arriva all’improvviso, ma ti fa compagnia silenzioso, ogni giorno e ogni notte, e si infiltra poco alla volta, finché ti crepa la pelle, proprio come l’acqua erode l’intonaco.”
Eleonora Brun