Ormai si vede la cima, mancano ancora pochi passi in salita. Le gambe tremano, il fiato è corto, il cuore batte ad un ritmo accelerato.
Il panorama visto da lassù è indescrivibile. Stupisce di giorno, quando l’altezza permette di allargare gli orizzonti, valicando i confini geografici, ma stupisce anche di notte, quando il cielo si riempie di stelle, diamanti che lo smog e le luci della città non consentono di distinguere con tanta nitidezza.
Appaiono allora la Stella Polare, il Grande Carro, Cassiopea e le altre. Anche i pensieri sembrano farsi più chiari. Sarà che più saliamo, avvicinandoci al cielo, più ci allontaniamo da ciò che ci lega al mondo terreno, dalle frustrazioni quotidiane, dalle preoccupazioni inutili, per proiettarci verso qualcosa di lontano, forse cercato e non ancora raggiunto. Sarà per questo che, quando vediamo una stella cadere, esprimiamo un desiderio; sarà per questo che il desiderio ha una strettissima parentela etimologica con le stelle.
Il termine deriva infatti dal latino de-sidera, propriamente “mancanza (de-) di stelle (sidera)”, nel senso di ricercare qualcosa che ci manca.
Per i Latini il desiderium non era solo un’aspirazione, ma anche un rimpianto: un oggetto lo si può cercare perché non lo si ha più e perciò si lamenta la sua perdita e lo si rimpiange. Oggi invece attribuiamo al termine un significato fondamentalmente positivo, una sorta di speranza arricchita con un po’ di buona volontà. Quando desideriamo qualcosa, infatti, non ci limitiamo ad attendere che esso ci capiti, ma ci impegniamo per ottenerlo. Esprimere un desiderio, quindi, non è un semplice atto di fede, richiede la forza di mettersi in moto per realizzarlo. Già questo basterebbe a dirci che l’atto del desiderare è linfa vitale per l’uomo, perché senza desideri non c’è spinta all’azione, proiezione verso il futuro.
Quello che dobbiamo chiederci, allora, è: cosa desideriamo? Quali sogni custodiamo dentro al nostro cuore? La risposta certo non sarà univoca, ma può esserci utile tornare alla cima della montagna da cui siamo partiti. È da lassù, come da una situazione di lontananza dalla frenesia delle nostre attività quotidiane, che possiamo imparare a cogliere l’essenziale eliminando il superfluo, a distinguere quei desideri naturali e necessari che rendono la nostra una vita piena: l’amore, l’amicizia, la libertà…
Desiderare è una facoltà che tutti dovrebbero esercitare per trasformare la mancanza in presenza e rivoluzionare il senso del desiderio: non più ricercare ciò che non si possiede, ma volere ciò che si ha.
Francesca Tamai