Cucinare: un atto d’amore

Cucinare è un atto d’amore. Non cucino per me, non mi interessa, cucino per gli altri. E’ il mio modo per dire: “Ci tengo a te”. Credo in questo. Dentro di me so perché lo sto facendo. In molti siamo così.
È indifferente che sia un piatto gourmet o un piatto “povero” della strepitosa tradizione italiana. Gli italiani cucinano con amore. Per noi un piatto in tavola è famiglia, casa, è chi lo cucina. Difficile trovarlo altrove.
Il piatto della nonna, della mamma, del papà, della moglie, di tuo figlio è irripetibile anche se la ricetta è la stessa, perché in quel piatto c’è l’amore della persona che lo ha cucinato per te. Tu lo sai che è così.
Un piatto è il territorio dove nasce. Frico, cacciucco, impepata di cozze, orecchiette. Avete subito pensato a quatto regioni. Vi siete tuffati con l’immaginazione nelle dolomiti friulane o nelle spiagge di Posillipo, o forse eravate sul litorale toscano o magari tra i trulli pugliesi. Ho solo menzionato un piatto.
Ogni tanto mi arrabbio. Sì perché il “pollo in tecia della nonna Germana” per mio figlio non è mai come il suo. Ci ho provato a riprodurlo… mi sono arreso.
Quando qualcuno vi metterà il piatto in tavola, ringraziatelo: chi cucina non si aspetta altro che questo.
In quel piatto c’è una parte di chi lo ha preparato o della vostra famiglia o i sapori della vostra regione. E se per qualche motivo siete lontani da tutto ciò non abbiate timore a chiedere il vostro piatto preferito, sarà una gioia per voi ma soprattutto per chi ve lo prepara. Buon appetito!

Vida Michele “Baudasch”

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