Veloce come il vento

08:45 del mattino. Il telefono squilla. Alma si sveglia di soprassalto e si precipita a rispondere. Lo fa non perché ne abbia voglia, e nemmeno perché il sonno l’abbia così rapidamente abbandonata; lo fa perché sa che dall’altra parte del filo c’è sua sorella, che non le perdonerebbe mai di essere ancora a letto a mattino ormai inoltrato.
Tra loro c’è sempre stata competizione e ora che sono vecchie sono disposte ad aggrapparsi a qualunque pretesto pur di dimostrare che l’una è migliore dell’altra. Bonariamente, sia chiaro. Forse questo è l’unico modo che hanno per fingere che il tempo non sia passato e provare a credere che sarà sempre così tra loro, anche fra cent’anni.

La conversazione dura pochi minuti, poi Alma si prepara la solita colazione di pane e latte che mangia in piedi, appoggiata al lavello. Oggi più che mai ha fretta di vestirsi, di passarsi un filo di rossetto sulle labbra e di salire in sella alla sua bicicletta per uscire di casa, veloce come il vento.
Oggi è il 7 dicembre, il compleanno del suo adorato: Attilio. Per festeggiarlo, ha comprato i fiori più belli della stagione e al mazzo che la signora del mercato le ha confezionato ha aggiunto qualche rosa colta dal suo giardino. Alma è impaziente di raggiungere il cimitero, di sostituire i fiori vecchi con quelli nuovi, di assicurarsi che tutto sia in ordine e poi, finalmente, di dare un bacio alla fotografia di quell’uomo distinto e sorridente che, da ventitré anni, la guarda con infinita gratitudine.
Sua nipote le ha raccontato che esiste un posto, in Africa o in qualche altra parte del mondo, Alma non ricorda di preciso, dove i vivi sono chiamati i “visibili” e i morti gli “invisibili”. Ecco, Attilio è così per lei, un invisibile: esiste ancora, ma in un’altra forma, non percepibile al limitato occhio umano. Eppure nel cuore di Alma nessun sentimento appare mutato dall’ultima volta in cui Attilio è stato tra i visibili. L’amore non è mai cambiato, è rimasto lì intatto a ricordarle che non esistono altri rimedi al dolore, che si può ancora essere felici. L’amore è l’unico motore che, mentre la vita passa, dà la forza di andare avanti.
Quando corre da Attilio, Alma non sente il peso dei suoi ottantatré anni. A sospingerla è un vento che soffia gentile e che ha a che fare con l’eternità.

Francesca Tamai

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