Il pericolo di uscire con un calzino bucato

Questa mattina mi sono accorta che il mio calzino bianco era bucato, non nell’alluce ma in alto sul collo del piede. In ritardo come sempre e con zero voglia di cambiarlo, ho indossato la scarpa da ginnastica et voilà il buco non si vedeva. Mi son detta: “Ottimo!”, e presto sono uscita di casa per recarmi come al solito al lavoro, cacciando via quella vocina che dentro di me mi avvertiva di buttare via quel calzino bucato perché “non si sa mai”.
Mi sentivo quasi una ribelle: ero uscita di casa incurante di non essere perfettamente in ordine, ne ero quasi fiera e poi pian piano il fatto era passato nel dimenticatoio. Questo finché non sono arrivate le 18.30 e la lezione di mindfulness. Distesa sul tappetino arriva il fatidico momento di levarsi le scarpe ed eccolo rispuntare, il mio calzino bucato. Tutta rossa, cerco di nasconderlo alla meglio e attorno a me nessuno sembra farci caso. Per questa volta forse mi è andata bene, ma nella mia mente una figura ingombrante mi appare con un fare da “te lo avevo detto!”.
Il “non si sa mai” è una cosa che mia madre mi ha inculcato fin da piccola, come un piccolo seme piantato nella mia testolina, e ancora oggi influenza le mie azioni, anche quelle più piccole e insignificanti della quotidianità.
Ricordo ancora quando tutto iniziò. Per il mio primo campo scuola, alla tenera età di sette anni, la mia dolce mamma aveva fatto grandi acquisti: ben sette completini, ognuno composto da pantaloncini, maglietta, mutande e calzini, tutti perfettamente coordinati e ben suddivisi all’interno della mia valigia, in modo che io non potessi sbagliare. Continuavo a guardarla sbigottita mentre con cura riponeva gli indumenti; ad un certo punto lei esordì: “Tesoro mio, non si sa mai!”.
“Perché?” chiesi. “Perché bisogna sempre essere in ordine, potrebbe capitare di fare una visita medica improvvisa, di finire al pronto soccorso, insomma non vorrai mica fare brutta figura” rispose lei.
Anche il salotto di casa nostra doveva essere impeccabile, era una zona off-limits. Non si potevano lasciare giocattoli in giro e ci si poteva sedere sul divano solo composte. A perseguitarci sempre quel “non si sa mai”: sarebbe sempre potuto arrivare qualcuno a farci visita senza avvisare! E di esempi così ce ne sarebbero ancora molti da raccontare, ma ve li risparmierò. Tuttavia credo che, alla fine, questi atteggiamenti di mia mamma non mi abbiano totalmente suggestionato: insomma ogni tanto mi piace essere anche disordinata.
Ora scusate, vi lascio. Vado a mettere in ordine la cucina, a cambiarmi la biancheria scoordinata e soprattutto a buttare quel calzino bucato, così da evitare qualsiasi altro atto di coraggio futuro. Effettivamente non si può mai sapere cosa ci riservi il destino.
Eleonora Brun

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