Primo di una trilogia comica, Il visconte dimezzato parla di un visconte che ritorna dalla guerra solo con la metà destra del corpo. Presto i suoi famigliari e conoscenti si accorgono che di lui, è tornata solo la metà cattiva e malvagia: taglia frutti e animali a metà, brucia i terreni intorno al suo castello e punisce con la morte ogni piccolo reato.
Finché un giorno non succede qualcosa di strano: il visconte diventa buono e va in giro riparando per quanto possibile i suoi errori. Gli abitanti sono sorpresi, ma presto realizzano che non c’è stato nessun vero cambiamento: ora nelle campagne si aggirano entrambe le metà del visconte, quella cattiva e quella buona. Un giorno i due si affrontano in un duello di spada, e a causa della loro instabilità si feriscono lungo le cuciture del corpo; il medico riesce dunque a ricomporre un unico visconte, equilibrato e saggio.
“Così si potesse dimezzare ogni cosa intera, così ognuno potesse uscire dalla sua ottusa e ignorante interezza”.
Laura Michelizza
Non è certo il mio preferito nella Trilogia degli antenati, ma forse è quello in cui la simbologia è più evidente.
Partire per la guerra e tornare a pezzi. Dopo una serie di angherie procurate, incontrare la parte buona di sé e contenderle una donna. Sposarsi e ricongiungere le due metà della propria persona. È la storia di un visconte seicentesco solo sulla carta dal momento che è una storia che parla di ognuno di noi.
Nei libri di Calvino si possono trovare sempre molti fili di riflessione. Qui mi piace cogliere quello suggerito dal finale.
Questo matrimonio difficilmente conquistato ci sta a dire che non esiste l’altra metà della mela; ovvero non è l’altro ciò che completa e guarisce la frammentazione della persona. Il confronto con l’altro, la decisione sulla propria vita, l’impegno del patto indissolubile sembrano portare a unione e guarigione, a riunire e pacificare ciò che gli accidenti hanno disgregato. O forse semplicemente ciò che è naturale dentro ciascuno di noi e che gli accidenti solo mettono in evidenza.
Un classico per ogni età perché ognuno può leggerci dentro ciò che vuole. Anche solo una storia paradossale e divertente.
Elisa Parise