“Se potessi presentarti dichiarando non la tua età attuale ma quella che vorresti avere e perché, cosa diresti?”
“Direi che vorrei avere vent’anni. Vorrei tornare alle settimane precedenti la manifestazione della malattia, perché mi sentivo invincibile.”
Ci sono situazioni nella vita che ci mettono di fronte a tutte le nostre fragilità. Una malattia, la morte di qualcuno a cui volevamo bene, il fallimento di un progetto in cui avevamo investito tanto tempo, sono tutti eventi che ci costringono a fare i conti con noi stessi. Ci distruggono, ci spezzano il cuore, ci fanno piangere come mai prima, ci svuotano. Insomma, aprono una crepa e mettono in crisi gli equilibri faticosamente costruiti fino a quel momento.
Quando ci troviamo in una di queste situazioni, le alternative possibili non sono molte: restare immobili o reagire. Lasciare che la crepa si estenda facendo crollare il muro o attraversare la crisi, magari distruggere, ma solo per ricostruire. Scegliere la seconda opzione non è semplice, molto più facile sarebbe chiudere gli occhi, stringerli forte e sperare che, riaprendoli, tutto torni come prima.
Einstein diceva che la crisi fosse la più grande benedizione per gli esseri umani, poiché è in essa che emerge il meglio di ognuno. È nel modo in cui decidiamo di rinascere che dimostriamo di essere invincibili.
Invincibile, infatti, non è colui che ha collezionato solamente vittorie. Invincibile è colui che non è mai stato sconfitto, perché in ogni caduta ha trovato il modo di rialzarsi e ricominciare, perché da ogni crepa ha lasciato entrare la luce e ha accolto il bene che gli veniva offerto.
Invincibile è colui che ha scoperto che tutti possiamo essere invincibili, se solo impariamo a lottare per superare ciò che ci capita senza esserne sopraffatti.
“Lo sei ancora, devi solo imparare a non dimenticarlo.”
Francesca Tamai