Una piccola donna tra i giganti.

30 dicembre 2020 non è solo il penultimo giorno di un anno difficile, il mondo si è ritrovato di colpo fragile e spaventato per una malattia sconosciuta. È anche la data che ha fatto cadere l’ultima barriera, per le donne, in un mondo prettamente maschile.
Becky Hammon è, ai più, una sconosciuta americana dal nome dolce e carino. Direi pure una piccola donna tra i giganti.
Il mondo professionistico del basket a stelle e strisce nacque nel lontano 6 giugno del 1946, e da allora, non aveva mai avuto una donna a dirigere una squadra in una partita ufficiale. Poco importa se sia avvenuta per l’espulsione di una leggenda come Gregg Popovich, allenatore dei San Antonio Spurs. La giovane ragazza lo ha sostituito, entrando nella storia di questo sport. Potremmo dire che c’è ne sono voluti di anni e che di fatto Becky non ha un contratto come head coach. Ma possiamo anche vederla come una luce che si è accesa nel buio di una grande arena sportiva. Una luce che si è accesa per tutte le donne che combattono silenziosamente ogni giorno, nel vedersi riconosciuti i loro ruoli, e le loro qualità, in un mondo ancora dannatamente troppo ottuso. Per dirla alla G. Popovic, intervistato a fine partita: “Non capisco cosa vi sia di strano? Ha le competenze per prendere il mio posto”.
Come disse il filosofo Lao Tze, vissuto in Cina nel IV sec. a. C., “Ogni lungo viaggio inizia con un passo”.

Vida Michele “Baudasch”

Credits: Sport Illustrator


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