Per quale motivo camminiamo?
Facile. Per spostarci, per raggiungere mete non altrimenti accessibili; per fare sport, per perdere qualche chiletto o per tonificare il cuore, perché lo dice il medico; per esplorare posti nuovi, perché amiamo la montagna, per sentir girare le gambe.
Pochi, forse nessuno, risponderebbe: “Per vagabondare”.
Il libercolo che propongo a tutti i camminatori invece è un breve saggio sul senso e sulla spiritualità del vagabondare, inteso come un procedere ‘a la Sainte Terre’, in Terra Santa, riconquistando se stessi dalle mani degli infedeli.
Curiosa metafora, quest’ultima, che induce il lettore ad esplorare dentro di sé le zone di infedeltà alla primitiva essenza di sé: ansia da prestazione, eccessivo perfezionismo, desiderio di controllo e perfino manie di conoscenza. Beata ignoranza quindi quella che conduce alla meraviglia del nuovo e inesplorato.
Da razionale qual sono, amo camminare in montagna per sentire le gambe muoversi a ritmo e macinare la fatica, amo la meta e la maglietta che sa di fresco al posto del sudore e il panino con la mortadella al posto della fatica. Questo è un libro per quelli come me: per scardinare i programmi e lasciarsi attraversare dagli imprevisti; e per apprezzare anche i vagabondi che al sentiero preferiscono la digressione, alla fatica preferiscono l’esplorazione e alla meta preferiscono i dettagli del percorso.
Elisa Parise