Nero! Nero come il violino che da il titolo al secondo capitolo della trilogia. Già la copertina, anch’essa nera con la scritta bianca, lascia trapelare una certa inquietudine, la stessa che troviamo raccontata all’interno e che avvolge il protagonista con una certa solitudine, quella di chi conosce profondamente la sua anima e la esprime attraverso l’unico metodo a lui consono, la musica.
Un amore forte, travolgente ma allo stesso tempo sfortunato e tragico, nero come quel violino che rappresenta il suono della voce della donna amata.
Poche pagine intense e profonde che racchiudono storia, amore, musica e follia.
È la fine del XVII secolo. Johannes, genio musicale precoce, rimane ferito nel corso della campagna napoleonica in Italia.
Accolto e curato dal liutaio Erasmus, il giovane apprende nuove notizie su Carla Farenzi, una misteriosa dama fugacemente incontrata tempo prima.
Un giovane genio che coltiva l’ambizione di “mutare in musica la propria vita”. Una donna misteriosa, che esprime in un canto dalle divine sonorità la profonda innocenza della sua anima. Un anziano liutaio che ha costruito uno splendido violino, nero come gli occhi e la chioma di quella donna, il tutto ambientato in una Venezia settecentesca, silenziosa ma al tempo stesso satura di voci, di echi che sorgono dalle profondità della coscienza e dei desideri che vi si annidano come incancellabili fantasmi, questo nuovo, piccolo grande romanzo di Maxence Fermine si presenta come un inno alla voce della Donna, quella voce che può incantare e bruciare la vita di un uomo e fargli capire, nel momento del rischio estremo, che amore, femminilità e musica sono una sola cosa, che ha nome Assoluto.
Citazioni:
“Voi l’avete mai suonato?”
“Solo una volta. Tanto tempo fa. Da allora non l’ho più toccato. È come l’amore. Quando hai amato una volta – e mi riferisco all’amore vero, al grande amore – fai di tutto per dimenticartene.”
Egli sapeva ascoltare il proprio strumento. E sapeva sentirlo vibrare all’interno di sé”
Eleonora Brun